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Intolleranza al pomodoro: sintomi

Pubblicato da kageja

L’intolleranza al pomodoro, e dunque a tutti gli alimenti e salse che lo contengono, è piuttosto diffusa nella popolazione generale. È inoltre una delle più fastidiose, insieme a quella al lattosio e al lievito di birra.
A rendere questa condizione fastidiosa da sopportare non sono tanto i sintomi, quanto la grande diffusione nella nostra cucina di alimenti con il pomodoro: persino i dadi per il brodo e il minestrone surgelato lo contengono. In ogni caso, quando consumare un alimento causa debilitanti disturbi, il paziente è in genere ben contento di fare attenzione: solo che nel caso di questo ortaggio è meno semplice di quel che sembra.
I sintomi dell’intolleranza al pomodoro sono gli stessi che possono essere scatenati da altri alimenti o da quella al nichel o all’istamina. Nel caso di queste ultime due condizioni comunque il paziente peggiora assumendo il vegetale, pertanto non solo sono confondenti per la diagnosi, ma per migliorare richiedono comunque l’eliminazione del pomodoro dalla dieta.

Sintomi
Tutte le manifestazioni tipiche della non tolleranza al pomodoro si possono manifestare sia nel caso di assunzione dell’alimento cotto che crudo: i dati epidemiologici, però, dimostrano che la maggior parte dei pazienti riferisce un peggioramento solo dopo aver mangiato i pomodori cotti. A differenza di molte altre intolleranze, i sintomi più comuni non sono quasi esclusivamente a carico dell’apparato gastrointestinale. Oltre a gonfiore e mal di pancia e segnali generali di cattiva digestione, si verificano spesso anche:
reflusso gastrico, a volte avvertito semplicemente come bruciore di stomaco;
orticaria più o meno localizzata;
gonfiore o prurito attorno alla bocca;
eruzioni cutanee.

Diagnosi
Come nel caso di altre intolleranze, nessun sintomo è specifico e legato direttamente all’assunzione di un alimento. Spesso il paziente sospetta che il malessere sia legato ad un cibo, ma non può averne la certezza. Per prima cosa è utile rivolgersi al medico per escludere alcune patologie intestinali o anche cutanee più gravi. In seguito, la storia clinica guiderà il medico verso la diagnosi di una intolleranza.
Qualche giorno di dieta a esclusione potrà confermare il sospetto e, a volte, non richiede nemmeno ulteriori accertamenti. Questo regime alimentare, piuttosto restrittivo nel caso del pomodoro, sarà seguito dalla dieta a rotazione: assunzione libera dell’ortaggio per un giorno e poi almeno tre giorni completi di eliminazione. Questa dieta seguita per circa 4-6 settimane è utile per confermare la diagnosi e anche facilitare la reintroduzione di un alimento.
Come in tutte gli altri disturbi connessi agli alimenti, anche per quello al pomodoro i sintomi si manifestano al superamento della soglia, individuale, di tolleranza. Un paziente intollerante, ad esempio, potrebbe anche mangiare un esemplare al giorno senza effetti avversi.
Tutti i segni tipici si presentano anche nei pazienti sensibili al nichel. Questo metallo, presente praticamente ovunque, è anche piuttosto concentrato in alcuni alimenti: il pomodoro è tra questi. Durante il percorso diagnostico per la definizione dell’intolleranza, questo potrebbe essere un fattore confondente. In ogni caso si tratta di una condizione che richiederebbe l’eliminazione del cibo dalla dieta.
Il caso del nichel non è isolato, anche l’intolleranza all’istamina presenta gli stessi effetti di quella al pomodoro e richiede, perciò, sempre il rifiuto del cibo dal regime alimentare. La prevalenza nella popolazione generale di non tolleranza all’istamina è dell’1%, per cui è chiaro che va considerata – e anche eventualmente esclusa – prima di una diagnosi definitiva di intolleranza al pomodoro.

fonte: http://www.greenstyle.it/

 

 

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